libertà…

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ài vist ‘l arnài sgolàr a tonde alte sora i àrboi ‘mbesuìdi
entant che capinàva pian na nùgola spavènta dré dal dòss
e dólcie anca le föie le smarìva ‘l sò color de primavéra
lagàndo ‘l vènt ferùscol compagnarsele su ‘l mont a far filò

ma una l’èi lì ancor, con qoél so pégol tacà fìss al ram vis-cià
‘n de ‘n baso che ‘mpienìss i òci de vöia de na vita che scoménzia
o che fenìss ‘n de na risada e fintant che sota i pèi la tèra tonda
se gata ent en de ‘n sbrigolàr de stéle la sgàia de cercarse ‘l sò doman

senza negùn che smòrzia o ‘mpìzia sói metùdi li a fàrte la pàisa
e qoéi càgni rabiósi a rosegàr noséte, i sarà sol ‘l ensòni de ‘n coion
postà lì a tender cèt coi òci bassi che ‘l sgol el se scavézia e ‘l cròdia ‘n gió
ma el, el tonda ancor de schéna al vènt che ‘l ghe susùra storie da scoltar

le diss che le preson no le gà porte
le diss che le preson l’è òci seradi
le diss che sol el cör rótia cadéne

Giuliano

libertà…

ho visto il falco volare a cerchi sopra gli alberi addormentati | mentre spariva piano una nuvola timida dietro al dosso | e dolci anche le foglie sbiadivano il loro colore di primavera | lasciando il vento birichino  accompagnarle sulla montagna ad amoreggiare | ma una è ancora lì, con il suo picciolo avvinghiato al ramo sferzato dal vento | in un bacio che riempie gli occhi di voglia per una vita che inizia | o che finisce in un sorriso e fino a quando la terra gira | si troverà in un brulichìo di stelle la voglia di cercare il proprio futuro | senza nessuno che spenga o accenda soli messi lì a farti la guardia | e quei cani arrabbiati a morderti le caviglie, saranno solo i sogni di un coglione | messo lì a controllare con gli occhi bassi che il volo si spezzi e cada giù | ma lui, gira ancora in schiena al vento che gli sussurra storie da ascoltare | dicono che le prigioni non abbiano porte | dicono che le prigioni siano gli occhi chiusi | dicono che solo il cuore spezzi catene

 

Questa la voglio dedicare al papà del mio amico Claus, Virgilio Soraperra una voce che mi resterà nel cuore

 

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13 risposte a “libertà…”

  1. Caro Giuliano,
    nella poesia c’è sempre un detto non detto, un qualcosa lasciata sottintesa, che sta al lettore interpretare entrando, per quanto sia in grado di farlo, in sintonia con l’autore.
    Ebbene, da qualche tempo, pur apprezzando i tuoi versi per le loro immagini (che spesso ricorrono anche nei miei) e per la loro scorrevolezza, confesso la mia incapacità nel trovare un filo conduttore che permetta di chiudere quell’anello che unisce il primo verso con l’ultimo.
    Così in questa, dopo le prime due strofe, così vere ed attuali, così immerse nella natura, non riesco a trovare il collegamento fra la terza e le prime due e fra la terza e il trittico di chiusura, del quale tuttavia, in maniera un po’ avulsa, mi piace molto l’ultimo verso.
    Temo, in altre parole, che ancora una volta non sia riuscito a calarmi nei tuoi versi dei quali mi sfugge così il messaggio, del quale intuisco tuttavia l’esistenza.

    1. Grazie del commento Guido,
      purtroppo non sempre, come mi dicono anche altri, riesco a spiegare bene il mio dire e non sono uso neppure ad aggiungere interpretazioni.

      Il fulcro, ma lo dico a mio pensiero, è l’ultima frase della seconda e la prima della terza…
      ma, ripeto, è solo il mio pensare

      Diaolin

  2. Bella, davvero. E la sua musica è sottolineatura di un dire che non bisogna comprendere quanto intendere.

    le diss che le preson no le gà porte
    le diss che le preson l’è òci seradi
    le diss che sol el cör rótia cadéne

  3. Daolin è un, grande a mio avviso,poeta lirico.
    E poesia lirica è questo suo testo. Poesia,, nel senso primo che si sia dato a questo temine, perché fa musica con le parole. Lirica perché fatta d’immagini, intime o come in questo caso grandiose, che esprimono i suoi sentimenti più profondi, quelli che stanno sul confine estremo del suo dicibile. Non fosse così, volesse solo comunicarci quel che pensa sul tema della libertà, scriverebbe un piccolo saggio o un articolo e, per raggiungere un pubblico più ampio, la farebbe in italiano o in inglese. I suoi versi, dunque, non sono lì per essere capiti, intesi affidandoci alla sola ragione, ma per essere compresi: fatti nostri, da ognuno di noi, attraverso il filtro della nostra individuale sensibilità. Baricco, in un suo saggio che ho letto poco tempo fa, afferma che segno distintivo dell’arte è l’interpretazione. Non nel senso ermeneutico del capire cosa “voglia dire”; in quello che danno a questa parola i musicisti quando appunto interpretano, ognuno a modo proprio, un brano. Sono d’accordo con lui. L’arte, qualunque arte, produce opere aperte, che si completano, in modo sempre provvisorio e diverso, nel cuore prima che nella mente di ogni lettore od ascoltatore. Questo, opere d’arte, sono anche le poesie di Diaolin. Ascoltiamo la musica delle loro parole, godiamo delle suggestioni delle loro immagini e non chiediamoci se davvero “significhino” quel che noi intuiamo. Sappiamo anzi, che le stiamo comprendendo comunque in modo tutto nostro. Che come le Variazioni Golberg oltre che di Bach possono essere di Glenn Gould, cosi “la libertà” che abbiamo finito di leggere è tanto di Diaolin quanto, per ciascuno diversa, di ognuno di noi

      1. Caro Giuliano,
        penso e ripenso alla tua poesia e ai vari commenti che le sono seguiti.
        Riporto qui quanto ti ho già scritto ieri per altra via:
        “Daniel ti ha fatto un signor commento: l’ho letto poco fa e … tanto di cappello.
        Mi stupisco perché mi trovo in perfetta sintonia con quanto dice e spesso mi capita di sostenere, con minor bravura di quanto lo faccia lui, la stessa sua tesi. Che in sintesi estrema riassumerei così: non è necessario, anzi a volte è deleterio, cercare di interpretare una poesia.”
        Tuttavia ancora qualche dubbio permane e cerco aiuto, non so quanto valido, in Wikipedia da cui, come spunto di riflessione e senza nessuna volontà di critica negativa, riporto:
        “Sul piano letterario con il termine ermetismo si sottolinea una poesia dal carattere chiuso (ermetico) e volutamente complesso, solitamente ottenuto attraverso un susseguirsi di analogie di difficile interpretazione…. I poeti ermetici perseguono l’ideale di una “poesia pura”, libera da ogni finalità pratica, essenziale, senza scopo educativo…. rifiutano la parola come atto di comunicazione per lasciarle solo il carattere evocativo. La loro poesia è una poesia di stati d’animo, di ripiegamento interiore espresso in un tono raccolto e sommesso, con un linguaggio raffinato ed evocativo che sfuma ogni riferimento diretto all’esperienza in un gioco di allusioni….”
        Se Daniel avesse ancora voglia di dire la sua: sarei curioso di leggerlo. Ciao.

  4. Credo sia inevitabile, per noi che siamo venuti dopo, dialogare con gli ermetici. Io ho cercato, con questi versi, di dire la mia ad Ungaretti.

    Ragioni di una poesia.

    Rosso non rende il colore del sangue
    né di questo mare che rantola bonaccia
    i mille aggettivi eredità dei sacri padri
    conserveranno l’onda fiacca e stracca.

    Né il colpo d’accetta secco del nome,
    con pena paziente cernito tra i tanti,
    può intagliar delle fatiche la smorfia
    o uno o cento verbi il petalo avvizzire.

    Restano, col fuoco che incendia le stelle
    e l’ala che s’alza fino a spegnere il sole,
    l’alloro che verde avvince l’ara e l’urna,
    ogni filtro d’amore e l’eterno scongiuro.

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