Digressioni sulla Civiltà (i testi)

 

(Diaolin)

 

 

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VI

 

Fucile Mannlicher – Carcano modello 1891 calibro millimetri 6,5 per 52
a ripetizione manuale con otturatore girevole e scorrevole.
Serbatoio con pacchetto Mannlicher da sei colpi. Lunghezza totale millimetri 1.280
Lunghezza della canna millimetri 770. Peso chilogrammi 3,800. Mirino anteriore a cresta; mirino posteriore a quadrante con zoccolo graduato fino a 2000 metri.
Velocità alla bocca 700 metri al secondo.

Vedi, ho imparato la poesia, e bene,
ma solo perché mi toccava.
Girano voci nel reggimento
che le lezioni siano finite;
che presto dovremo andare.
Vorrei dirti di star tranquilla
che tra poco sarà finita
e l’austriaco non sa sparare:
a Trento per primavera
e Trieste ha già pronte le bandiere.
Marta, bugie non te ne so raccontare;
tu sei quella che ha studiato.
Io ho solo paura
per me, per te e per le bambine.

(da I prezzi da pagare di Suchert Daniel di Schuler)

Io ho solo paura per me, per te e per le bambine!
Vorrei fermarmi un attimo su questo concetto: come mai la frase di prima
“Tutti dicono che dura poco, un paio di settimane e poi e poi è finita. E allora tanto vale andare. “
perde il suo potere ipnotico ed assume un valore retorico solo nel momento della percezione del suo intrinseco dramma?
Perché non pensare alla guerra come ad una soluzione impossibile invece che, a volte, all’unica strada possibile?

 

(Dallagiacoma)

 

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(Robert Mitterrutzner)

CERIDWEN’S KESSEL

Ich trank den Saft
Der in dem Kessel war,
Den Ceridwen
Am Feuer hielt.

Ich war ein Stein, der vor Hitze glueht.
Ich war ein Fels, in der Brandung des Meeres.
Ich war der Boden, auf dem der Weizen waechst.
Ich war das Fundament, auf dem man Haeuser baut.
Ich war der Stein, mit dem man Strassen baut.
Ich war die Strasse, auf der, der Wagen rollt.

Ich trank den Saft
Der in dem Kessel war,
Den Ceridwen
Am Feuer hielt.

Und dann war ich der, der selber Steine warf
Um im Brunnen den dumpfen Ton zu hoeren, um Ruhende zu stoeren.
Ich war der Stein, der auf meinem Herzen lag
Und dann war ich der, der selbst gesteinigt ward.
Ich war die Angst, die keine Sicherheit mehr bot.
Ich war die Wut, der Zorn und der Neid,
Der mich nicht mehr wachsen und gedeihen liess.

Ich trank den Saft
Der in dem Kessel war,
Den Ceridwen
Am Feuer hielt.

Und jetzt geb ich’s dir zurueck,
Damit sich’s neu vermischt
In dem Kessel
Den Ceridwen am Feuer haelt.

(traduzione)

IL CALDERONE DI CERIDWEN

Ho bevuto il succo
che bolliva nel calderone,
che Ceridwen
teneva sul fuoco.

Ero una pietra, incandescente per il calore.
Ero una roccia, nella risacca del mare.
Ero il terreno, su cui cresce il grano.
Ero le fondamenta, su cui si costruiscono le case.
Ero la pietra, con cui si costruiscono le strade.
Ero la strada, su cui passano i carri.

Ho bevuto il succo
che era nel calderone
che Ceridwen
teneva sul fuoco.

E poi ero io stesso colui che lanciava pietre
per sentirne il suono ovattato nella fontana,
per disturbare i dormienti.
Ero la pietra, che giaceva sul mio cuore,
e poi ero io stesso quello che veniva lapidato.
Ero la paura, che non offriva più alcuna sicurezza.
Ero l’angoscia, la rabbia e l’invidia,
che non mi lasciava crescere e prosperare.

Ho bevuto il succo
che era nel calderone
che Ceridwen
teneva sul fuoco.

Ed ora te lo darò indietro,
affinché si mischi ancora
nel calderone
che Ceridwen tiene sul fuoco.

 

La trasformazione

Siamo scesi su questo pianeta per imparare, per vivere, per amare, nelle lezioni si rischia di non capire la lezione e c’è bisogno di ripeterla, nel vivere veramente si rischia la vita e nell’amore si rischia tutto, nel stare al momento si rischia di non esserlo. Una magia ti può riuscire e anche no, quando le cose vanno bene, di solito si è contenti, quando invece non vanno bene, ci si riprova,
per me delle persone che incontro, mi fanno da specchio, e se sono come uno specchio vuol dire che hanno dentro una cosa con la quale vado in risonanza, perché c’è anche in me quella cosa. Il rifiuto è sempre una cosa che non si vuol vedere, che si vuol mettere all’oscuro e si cerca di nascondere.
Per me l’amore è tutto, lo vedo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni attimo, l’amore sta sopra ogni cosa e l’amore lo puoi solo dare e ricevere, è impossibile possederlo. L’amore include tutto ed esclude niente, lo si deve trovare in se stessi, per se stessi e per gli altri.
Anche la morte è amore!
L’unica libertà che hai, è la libertà di scegliere e quando hai scelto non sei più libero, perche ogni scelta è anche una identificazione, quindi, ti rimane soltanto “VIVERE” con tutti i suoi aspetti.

 

(Dallagiacoma)

 

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6 risposte a “Digressioni sulla Civiltà (i testi)”

  1. Da Facebook:

    Suchert Daniel Di Schuler

    La montagna è una cattedrale.
    Una cattedrale gotica, che porta il cielo in terra ed innalza l’uomo ed i suoi pensieri al cielo.

    Una via crucis laica,
    è quel che ha organizzato Giuliano. Un’operazione tanto necessaria quanto contraria allo spirito dei tempi: nell’età del multi-tasking, dell’intrattenimento continuo, del rifiuto della riflessione mascherato da fuga dalla noia, condividere testi come “nuclei di pensiero” quindi mettere ognuno – tutti nella condizione di dovervi meditare sopra. Ognuno perché di ognuno è la fatica della salita. Tutti perché collettiva, comune (e anche questo quanto è opposto alla ferocia imperante dell’individualismo di massa) è la volontà di portare a termine il cammino. E, come in una via cruscis, c’è anche il sacro. Quello che ci scopriamo dentro: quello che avvertiamo ineffabile, proprio in cima ai monti o in mezzo al mare, al confine tra noi e l’immenso; tra noi e l’eterno. Una passeggiata in montagna e qualche poesia. Un happening e un momento di Resistenza.

  2. Commentare…difficile qui da te, caro amico, lasciare un commento. I tuoi pensieri, le tue poesie mi lasciano, mi regalano delle sensazioni che sono un po’ come i sapori, non riesci a descriverli ma li ricordi a lungo e ti fanno sentire a casa oppure viaggiare con il pensiero.
    Spero tanto, un giorno, di poter passeggiare e condividere pensieri insieme.
    Un abbraccio.
    Mìgola

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