Digressioni sulla Civiltà (i testi)

Otto mesi: Era il lavoro degli scalpellini che si svolgeva all’aperto ed era stagionale; li occupava dalla primavera fino al tardo autunno. Un poco come i lavoratori delle nostre cave di porfido di Albiano.
Finché saranno aperte!

I

La montagna non voleva finire.
Passo dopo passo nella neve
per risparmiare il postale
con due ricambi nello zaino,
le bocciarde e gli scalpelli,
pane e salame,
formaggio e vino.
Otto mesi tra gli zucchini;
a casa Marta e due bambine.
Non cerco la fortuna;
solo di tirare un altro anno.
Notte stai lontana,
con i polmoni pieni di polvere,
a trent’anni si è già mezzo vecchi.
Notte stai lontana:
al passo e al pane fammi arrivare.

(da I prezzi da pagare di Suchert Daniel di Schuler)
(Dallagiacoma)

 

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Terza fermata siamo arrivati ai Pradi da le Fior: lasciamo che il didgeridoo accompagni la nostra fermata al bivio per salire fino al margine del bosco: si aprono gli orizzonti e possiamo finalmente comprendere il percorso silenzioso che abbiamo seguito finora. Ci fermiamo per dieci minuti o finché l’amico Robert si fermerà poi proseguo io con una mia poesia prima di incamminarci nuovamente verso la sosta.
(Diaolin)

la colpa

l’ài vista mi, dalbòn l’ài vista coi mè òci
l’è sta’ na stéla che la usmàva dré la luna
a sconfionàr qoel brigolàr de pés ‘n te ‘l ciel
fin dré da ‘l mont ‘n do che ‘l tendeva ‘n redesèl
el le à ciapade tute, ‘nsèma, e s’è fat nòt
le se è lagàde tör par giro da na fàda
che la ga ‘l mus che cambia cìfe dì par dì
fasèndo creder che fus colpa de ‘n sol cép
ma tut de ‘n trat el sbròca ‘n sgiànz de istà broènta
e ‘n te ‘n sfiantùgem tut bolìfe a scarmenón
fòrsi stanòt se è delibrà valguni
e ‘l ciel l’è a strìse istess a i scuri de preson

la colpa
l’ho vista io, davvero l’ho vista, con i miei occhi | è stata una stella che pedinava la luna | a strattonare quel brulichio di pesci nel cielo | fin dietro al monte dove era tesa una rete | le ha prese tutte, insieme, e s’è fatto buio | si son lasciate prendere in giro da una fata | col viso che cambia aspetto giorno per giorno | facendo credere che la colpa sia del sole fiacco | improvvisamente esce un caldo raggio d’estate | ed in un lampo una fontana di lucciole sparpagliate | forse stanotte qualcuno si è liberato | e il cielo è a strisce come le imposte di una prigione

 

(Dallagiacoma)

 

(Diaolin)

 

Proseguiamo ora verso il limitare del bosco dove, con gli amici Mauro, Lina, Robert, Antonio e quanti altri vorranno dire la loro, racconteremo una storia che potrebbe essere accaduta proprio domani.
Vogliamo essere liberi e finalmente cercheremo di esserlo ripercorrendo il nostro ieri.
Appena arrivati inizia Robert e io leggerò le due lettere di Daniel inframezzate da Dallagiacoma poi proseguirà Mauro (Robert suona flauto o didgeridoo quando vuole).
Susch: Era poco più di un villaggio all’inizio del ‘900 e conta anche oggi poco più di 200 abitanti. Si trova sulla sponda sinistra dell’Inn ad una quota di 1. 438 m ed è completamente circondato da montagne. Il punto più elevato del suo territorio comunale è il Piz Linard che raggiunge i 3.411 m di quota. La cava di granito era, allora, l’unica sua attività economica di rilievo.

 

II

Susch, Giugno 1914
La pietra è cattiva
e poca è la paga.
Sei giorni a cavare
e poi uno a dormire,
ma si fatica la spesa
e poco resta per casa.
Rinunci al vino,
al mezzo toscano,
ma il soldo non basta.
È pietra dura
che non si lascia tagliare
ed io passo il tempo a pensare
alla stagione che è troppo breve;
alla stagione che sembra non finire,
mentre Marta aspetta
con il sorriso allegro,
una figlia in braccio
e l’altra per mano.

(da I prezzi da pagare di Suchert Daniel di Schuler)

(Dallagiacoma)

(Diaolin)

 

Comincia la guerra anche per il nostro amico Bortolo e la sua battaglia interiore si infervora e le domande lo attanagliano.

 

V

Alla mia classe è arrivata la cartolina.
I miei paesani vanno alla guerra
e io sono qui che non so cosa fare.
Stare in Svizzera ad aspettare?
Tutti dicono che dura poco,
un paio di settimane e poi e poi è finita.
E allora tanto vale andare:
che non si dica che è mancato il coraggio.
Metto giù gli scalpelli,
riempio lo zaino,
torno a casa e poi via soldato.
Marta sarà in chiesa a pregare
che quello stupido se ne resti là;
che non venga a farsi ammazzare
Le guerre durano sempre due settimane,
dicono i signori che non le fanno;
non son loro a star via per anni.
Basta ricordarsi Adua e la Libia
che morti alle famiglie ne hanno portati
e medaglie e discorsi e bei monumenti.
E gloria e lustro alla bandiera
che la mattina ti tocca insegnarli a scuola,
ma pane no e neanche lavoro:
solo tasse per pagare i cannoni.

(da I prezzi da pagare di Suchert Daniel di Schuler)

(Dallagiacoma)

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Free Cultural Works






6 risposte a “Digressioni sulla Civiltà (i testi)”

  1. Da Facebook:

    Suchert Daniel Di Schuler

    La montagna è una cattedrale.
    Una cattedrale gotica, che porta il cielo in terra ed innalza l’uomo ed i suoi pensieri al cielo.

    Una via crucis laica,
    è quel che ha organizzato Giuliano. Un’operazione tanto necessaria quanto contraria allo spirito dei tempi: nell’età del multi-tasking, dell’intrattenimento continuo, del rifiuto della riflessione mascherato da fuga dalla noia, condividere testi come “nuclei di pensiero” quindi mettere ognuno – tutti nella condizione di dovervi meditare sopra. Ognuno perché di ognuno è la fatica della salita. Tutti perché collettiva, comune (e anche questo quanto è opposto alla ferocia imperante dell’individualismo di massa) è la volontà di portare a termine il cammino. E, come in una via cruscis, c’è anche il sacro. Quello che ci scopriamo dentro: quello che avvertiamo ineffabile, proprio in cima ai monti o in mezzo al mare, al confine tra noi e l’immenso; tra noi e l’eterno. Una passeggiata in montagna e qualche poesia. Un happening e un momento di Resistenza.

  2. Commentare…difficile qui da te, caro amico, lasciare un commento. I tuoi pensieri, le tue poesie mi lasciano, mi regalano delle sensazioni che sono un po’ come i sapori, non riesci a descriverli ma li ricordi a lungo e ti fanno sentire a casa oppure viaggiare con il pensiero.
    Spero tanto, un giorno, di poter passeggiare e condividere pensieri insieme.
    Un abbraccio.
    Mìgola

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