Digressioni sulla Civiltà (i testi)

Cartolina n. 4 18.8.1915 Einjaehriger Freiwilliger Hektor Gregoretti

la buffa

Il general Mangino
chiamò la truppa nera
ma i morti della “Bressa”
gan’ salvaro la trincea

Bim, bum, bom,
al rombo del cannon

La fanteria l’è buffa
l’è bassa di statura
ma quando va all’assalto
anche i honved gan’paura

Bim, bum, bom,
al rombo del cannon

Non sono bersagliere
non son neppure alpin
son come il Re d’Italia
io sono fantaccin

Bim, bum, bom
al rombo del cannon

MYOSOTIS

A Kolovrat

in questo bel giorno di sole

i nontiscordardime

hanno il color blu

degli occhi delle ragazze.

Ma nei prati

ne vedo alcuni

di un vago color rosa

e mi domando

se si non tratti di una traccia

del sangue

versato cent’anni fa

nella Grande Guerra.

In Kolovrat

on a nice, sunny day

forget-me-nots

are of the same blue

of girls’ eyes.
But on the meadows

I can see some of them

being of a tone of rose

and I ask myself

if it isn’t a trace

of the blood

shed a century ago

in the Big War.

À Kolovrat

dans une belle journée ensoleillée

les myosotis

ont la même couleur bleu

des yeux des filles.

Mais dans les prés

j’en vois quelqu’un

qui est d’une couleur rose

et je me demande

s’il ne s’agit pas d’une trace

du sang

versé il y a cent ans

dans la Grande Guerre.

Caporetto/Kobarid 10.5.2014 Antonio G. Della Rocca

 

Qui interviene di nuovo Robert Mitterrutzner col didgeridoo

 

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6 risposte a “Digressioni sulla Civiltà (i testi)”

  1. Da Facebook:

    Suchert Daniel Di Schuler

    La montagna è una cattedrale.
    Una cattedrale gotica, che porta il cielo in terra ed innalza l’uomo ed i suoi pensieri al cielo.

    Una via crucis laica,
    è quel che ha organizzato Giuliano. Un’operazione tanto necessaria quanto contraria allo spirito dei tempi: nell’età del multi-tasking, dell’intrattenimento continuo, del rifiuto della riflessione mascherato da fuga dalla noia, condividere testi come “nuclei di pensiero” quindi mettere ognuno – tutti nella condizione di dovervi meditare sopra. Ognuno perché di ognuno è la fatica della salita. Tutti perché collettiva, comune (e anche questo quanto è opposto alla ferocia imperante dell’individualismo di massa) è la volontà di portare a termine il cammino. E, come in una via cruscis, c’è anche il sacro. Quello che ci scopriamo dentro: quello che avvertiamo ineffabile, proprio in cima ai monti o in mezzo al mare, al confine tra noi e l’immenso; tra noi e l’eterno. Una passeggiata in montagna e qualche poesia. Un happening e un momento di Resistenza.

  2. Commentare…difficile qui da te, caro amico, lasciare un commento. I tuoi pensieri, le tue poesie mi lasciano, mi regalano delle sensazioni che sono un po’ come i sapori, non riesci a descriverli ma li ricordi a lungo e ti fanno sentire a casa oppure viaggiare con il pensiero.
    Spero tanto, un giorno, di poter passeggiare e condividere pensieri insieme.
    Un abbraccio.
    Mìgola

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