nalènt...
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Mai arrabbiarsi, solo meravigliarsi!Fri Mar 29 11:41:33 2024 / +0000 GMTUniversal Post Manager 1.1.2 [ www.ProfProjects.com ] dopodisnàr en pissina…
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Pomeriggio in piscina
Vi ricordate del racconto "carbonari"? Probabilmente non era neppure amore! Due serpenti, tutti neri attorcigliati in un gomitolo che si muove da solo. Mah, ma dentro il mio cuore li ho visti proprio appassionati. Ci mancava solo che quello grande raccogliesse un fiore.
Bisogna rendersi conto che alle volte ciò che sembra qualcosa risulta essere poi tutt'altro.
E' il monito ad osservare meglio cosa succede intorno a noi e ad osservare con occhio più attento.
E, mentre vi passa questa passione, vi racconto un altra storia che ho sempre avuto dentro i miei pensieri.
E' una storia come un altra, una storia di bambini scavezzacollo. Se fosse oggi avrei il cuore in mano ogni minuto, con un birbante del genere per figlio.
Comunque non è che le cose andassero sempre per il verso giusto e ogni tanto succedeva qualche imprevisto e i nostri genitori non esitavano a redarguirci a modo loro.
Quando era l'ora giusta passava il “pagafrati” a fare elemosina e la ragione era una sola: la loro!
Mi sovvengono veramente poche le volte in cui non eravamo dalla parte del torto.. Fa niente! Torniamo alla storia, quella della nostra piscina privata che, da bambini credevamo di avere sotto il ponte dei “Boioni” in fondo alla valle. Era una piscina con lo scivolo, che adesso si direbbe “ scavato nella roccia”, con tanto di acqua corrente; e come correva! In pratica una lastra di roccia, messa li di traverso nell'acqua sotto la “briglia” grande del rio Brusago, piantata stabile in mezzo ai sassi. Si immergeva in un laghetto e sembrava messa li apposta per scivolarci sopra. Insomma, un laghetto... una pozza d'acqua, fredda come un ghiacciolo. Ma la lastra era così lucida che sembrava fosse una lamiera d'acciaio. Penso che sia stato il rivo a renderla tale. E inoltre, privata, la pozza... si, forse poteva sembrarci privata. Siccome nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi, attraversando la gola del rio, a causa del freddo, allora era decisamente privata, tutta nostra. Ci accendevamo anche il fuoco, lì vicino al rico in mezzo ai sassi rotondi, e credo che se fosse oggi si direbbe “un barbecue in riva al fiume”, invece serviva per riscaldarci. Anche in estate. Infatti da maggio alla fine di settembre, ci raggruppavamo in sei o sette manigoldi e ogni giorno appena dopo pranzo andavamo lungo il rivo a fare “birichinate”. Cioè, a fare il bagno alla piscina pubblica. Non con l'autobus, però. A piedi e di corsa tra i cespugli sotto il ciliegio del Maón fino alle Gole, in mezzo alle spine delle acacie ed altre volte passando dalla segheria Gasperi attraverso il sentiero del “rio da Molìn”. E poi lungo i ghiaioni in mezzo agli ontani ed ai sorbi, sotto il ponte dei Boioni, di nascosto, che nessuno se ne accorga.
Se i nostri genitori avessero vagamente sospettato succedeva sicuramente un “giro d'aria” non gradito. E così si guadagnavano due o tre ore di frescura a prendere il sole. All'ombra! Perché da quelle parti il sole non si è mai visto.
Oggi mi vengono ancora i brividi pensando all'acqua del rio, ma allora sembrava una frescura irrinunciabile, e poi fuggire di casa senza avvisare nessuno era un momenti di libertà che posso solo lasciarvi immaginare.
Però, torniamo un attimo indietro che ho dimenticato la parte interessante della storia. Torniamo indietro fino al paese di Sover e cominciamo di nuovo con il “dopodisnar en pissina”.
Dopo esserci incontrati in qualche segreto luogo del paese o vicino alla croce del cimitero, ci avviavamo verso il rio e sotto alla “baraca negra”, una baracca, utilizzata dagli stradini della Provincia per mettere il camion, tutta pitturata di colore.... (lascio a voi indovinarlo mentre proseguo la storia). Sotto la baracca c'era un campo di patate.
A quel tempo, quando andavamo in piscina, le piante di patate erano già belle alte e siccome necessitavamo di un ristoro pomeridiano, come si direbbe oggi, ne raccoglievamo una borsa e le mettevamo nel sacchetto dopodiché ripiantavamo le piante di patata. Così il padrone del campo non si sarebbe accorto fino al tempo della raccolta. Eravamo dei manigoldi, ma questa è un altra storia.
Appena arrivati a destinazione accendevamo il fuoco e quando la brace era rossa buttavamo dentro le patate. Tipo patate al cartoccio, solo che il cartoccio era la scorza che diventava dura e nera. E poi: festa! Il costume era un paio di mutande e appoggiavamo i vestiti all'asciutto sulla roccia per buttarci a rotta di collo scivolando sulla nuda roccia. E su e giù per tutto il pomeriggio e dentro l'acqua che sembrava persino calda. Immaginatevi la scena! Ho la spina dorsale che sembra uno xilofono raccontandovi la storia. Dopo il bagno toglievamo le patate dalle braci e con le mani mezze abbrustolite e pieni di fuliggine fino alle orecchie, mancando forchette e ammennicoli vari, ci facevamo una bella merenda a base di patate senza sale. Una bontà. Patate senza companatico e senza sale , una bontà? Intanto che consumavamo il pasto, i vestiti si asciugavano sopra il fuoco che lasciava il pro/fumo sugli abiti. Una puzza ignobile. Dopo calava la sera e bisognava fare ritorno a casa ed allora velocemente ci avviavamo verso casa lavandoci alla bell'e meglio perché non si poteva transigere sull'orario. Perché una volta bisognava essere a casa a “le sò ore”. Anche se, ad essere sincero, senza che nessuno la vada a raccontare in giro, nessuno ha mai capito cosa fossero “le sò ore”. In ogni caso, se non arrivavano quattro sventole erano sicuramente “le so ore”. Ritornavamo passando sotto il ponte e rifacendo lo stesso percorso a ritroso o, qualora fosse rimasto tempo, passavamo per i ghiaioni dell'Avisio ma questa è un altra storia.
Il ponte messo lì sulla roccia in cima con la sua arcata rotonda, bellissima, ci osservava, altissimo, dall'alto. Mi ricordo che c'era un ragazzo un poco più smargiasso di noi, senza fare nomi, che si attaccava con una corda ai parapetti e si dondolava in aria. Brividi! Io ho sempre avuto le vertigini e non mi sono mai neppure avvicinato al bordo della strada, figuriamoci al ponte. Bisogna ammettere una cosa: a quel tempo in piscina andavano solo i maschi, le ragazze non le portavamo perché ogni volta succedeva un patatrac. Se per caso qualcuno avesse soffiato negli orecchi a mio padre che andavamo sotto il ponte, passava il vescovo. E siccome la cresima non era nei nostri immediati desideri... muti.
Un altra volta tanto per raccontarvene un altra, a forza di fare il furbetto attraversando di corsa le divisorie della fontana del “Pighel”, ci sono cascato dentro come un ranocchio. Figura da pirla. Sicome era il mese di marzo e presentarsi a casa fradicio non sarebbe stato il caso, sono andato da una mia amichetta, una giovane due anni più avanti di me. Sua madre mi ha lasciato asciugarmi e ha messo la roba sopra la stufa ad asciugare per non mandarmi a casa bagnato come un pulcino. C'era una specie di stenditori sopra i cerchi di ghisa della stufa, solo che avevano scaldato come in una fonderia e siccome la Tonina, la mamma della mia amica, non ci vedeva benissimo e ha messo le mutande proprio in mezzo per fare in modo che si asciughino rapidamente.
Le aveva bruciate! Orrore! Mi è quasi caduta una lacrima, e la Tonina si è commossa e in un attimo mi ha detto: “Ti regalo un paio di mutande di Gianni altrimenti tua madre ti bastona”. Gianni era il fratello della mia amica. E un ora dopo mi presento a casa senza battere ciglio e mia madre: “Maestro! Subito al bagno!”. Voglio dire, non è che potevo raccontarle che lo aveva appena fatto alla fontana del paese. Quindi... bagno! Salgo, mi svesto e entro nella doccia per fare il bagno. Eh già, si faceva il bagno pure in doccia. Mia madre passa a raccogliere la biancheria sporca e mi dice lievemente irritata tenendo in mano le mie mutande: “Di chi sono queste mutande?” ed io candidamente “Di chi saranno secondo te? Mie, ovviamente!” e lei con delicata ironia “Mi prendi in giro? Da quando sarebbe che ti metti le mutande con il pizzo?”. Morale: Tonina mi aveva rifilato loe mutande della sorella di Gianni ed io che non ero ancora pratico visto che a casa mia eravamo tutti maschi le ho messe senza farci caso. Devo ammettere però che da allora le mutande con il pizzo mi sono sempre piaciute! Ho dovuto raccontarle tutta la storia e la mamma ha capito e non ha detto niente, se non una grassa risata. Io non l'ho più dimenticata e neanche mia madre, e quando alle volte ce la raccontiamo un sorriso non manca.
In ogni caso il divertimento non mancava e riuscivamo anche ad accontentarci con quello che c'era. E ripensandoci, quello che facevamo era ciò che volevamo quindi non mancava proprio niente. Comunque ogni estate era un estate di giochi anche se bisognava andare ogni tanto a fare la legna.Alle volte ci si accontenta anche senza esserne consci. E a proposito di legna: la portavamo sul sottotetto con la gerla (tre piani di scale) e quando ci fermavamo a tirare il fiato ci veniva detto: Spaccane un poca mentre ti riposi. (con l'ascia, ovviamente)
Magari sembrerà una storia qualunque ma mi sovviene, ogni volta che osservo i ragazzi divertirsi con l'elettronica, i computer e la televisione, che si siano persi un momento bello. E quello che mi da fastidio è che non siano loro a scegliere il computer ma la nostra smania di averli sempre sotto controllo. E siccome la balia costa ne compriamo una di metallo che gli fa vedere le stelle... solo che sono tante e molte volte si perdono a guardarle senza neppure vederle. La differenza è che una volta si tornava a casa a “le so ore” e adesso, invece, i ragazzi non sono mai con noi.
Sarà veramente questo ciò che noi desideriamo per loro? Io non sostengo di controllargli anche le mutande ma lasciarli essere ciò che sono non sarebbe una cattiva idea: ragazzi oggi e uomini lo diventeranno, invece....
televisione e nessun sorriso!
E poi sembrano tristi!
Non tutti, ne sono convinto... ma io la libertà che sentivo dentro di me quando ero bambino non riesco a ritrovarla nei ragazzi di oggi.
Questa non è una storia per tornare indietro, è una storia per guardare avanti!]]>9502009-05-13 08:59:572009-05-13 07:59:57