Digressioni sulla Civiltà (i testi)

Seguite le pagine (numeri in fondo) se volete vedere tutto il testo.

httpv://www.youtube.com/watch?v=EdiS1ML-c8g

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ore 9:10 all’esterno di Malga Sass

(Diaolin)

Vernuga, Grosio di Valtellina

3 Novembre 1918

Alla Pregiata attenzione dell’ Egr. Sig. Colonnello Armando Montanari – Comandante il 138° reggimento di fanteria.

Umilmente chiedo scusa se con queste mie righe ruberò del tempo prezioso alla signoria vostra oberata dagli impegni del comando.
Sono Bazzeghini Caterina, moglie del sergente Bortolo comandante il secondo plotone d’ assalto della quarta compagnia del secondo battaglione.
Di lui non ho nuove dal 16 di Giugno.
Affranta ne chiesi notizia al di lui signor Capitano comandante la compagnia
Il Capitano addolorato mi rispose che il mio sposo guidava l’assalto e fu colpito alla fronte sul monte Montello quel 16 Giugno.
Trovandomi ora sola con due figlie, lo stipendio mio di maestra solo bastante al minuto sostentamento, vorrei poter disporre delle poche proprietà che le mie forze non mi concedono di mettere a frutto e le vigenti leggi di dare in affitto.
Vorrei pregare la signoria vostra di intercedere presso le competenti autorità
perché sia certificata la morte del mio sposo e possa così provvedere agli impegni che la vedovanza mi impone. Al momento egli risulta ancora disperso, ma più d’uno mi ha scritto di averlo visto morire.
Il cappellano tenente Scocchera mi scrisse righe di conforto e confermò quanto già scritto dal capitano. Il caporale Giovanni Tomei, di cui mai avevo udito prima, mi scrisse per dirmi che il mio diletto gli aveva salvata la vita. Egli lo vide morire: il petto squarciato da una scheggia di bomba. La prego ancora, con filiale devozione, di provvedere al disbrigo di quei documenti che ancora fossero di competenza della Signoria vostra.
Ringraziandola di cuore per quanto Lei vorrà operare, devotamente mi firmo
Marta Besio vedova Bazzeghini.

(da I prezzi da pagare di Suchert Daniel di Schuler)

(Dallagiacoma)
A volte scopri che la tua storia potrebbe essere stata diversa se tu fossi riuscito a finire prima la tua guerra. A volte è la tua guerra interiore ad alimentare il futuro e ti sembra che senza di essa quella speranza possa sfumare in noia. A volte la storia si sovrappone a te che la vivi per riannodare il tuo cammino ad un filo costantemente teso tra ieri e domani, portandoti a ripercorrere un tempo compagno dei tuoi passi per lunghi anni. Poi, finalmente, il filo si spezza e riesci a comprendere il tuo oggi.

Le bandiere che troverete lungo il tragitto le ho messe solo come fonte di riflessione, nessun giudizio pur essendo fondamentalmente delle considerazioni di poche persone oggi presenti. Non vi chiedo di accettarne supinamente il contenuto ma di provare a rianalizzarlo in un contesto personale; alla fine del percorso prima di scendere avremo modo di discutere tutti assieme questo aspetto che potrà sicuramente apparire azzardato ma, ripeto, si tratta solo di osservazioni: non sto parlando di destra o di sinistra ma sto parlando dell’ignavia dell’uomo nei confronti dell’uomo stesso.

Andiamo…

 

Vi prego di non chiacchierare durante il tragitto per fare in modo che il momento sia con noi stessi. Ovviamente questo non vale per i bambini che parteciperanno con i loro tempi e con i loro modi e faranno da corona al nostro percorso.

(Durante il tragitto ogni 100-150 metri Michele Dallagiacoma declamerà a caso uno dei pezzi da “http://ilfascistainnoi.diaolin.com” anche interrompendo eventuali declamazioni/letture)

(Dallagiacoma)

 

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(Diaolin)

28 luglio 1914

Ciao mama,
è arivà ‘n pefèl de carta, na comanda con su ‘n stèmpel
cognò nàr via sui Scarpazi che me ciàma la morosa
gh’è su scrit che se refùdo no la me vorà pu bèn
e i podrìa seràrme via par sbaràrme ‘n de la schéna

a contartela dal bòn no me l’èra mai ‘ntaiàda
de sto amor co na furèsta che de ‘n tràt la me völ mi
ma anca al Bepi caretér la gà scrit, brùta putàna,
con na storia sqoasi istéssa la völ törsel dré anca él

gia par qoél fon la valìss e on lì ‘mprèssa a farla föra
che la sàpa che noiàltri nel basàn, l’amor, col cör
dighel ti a la mè putàta che no l’era ‘mprofumada
ma che ‘l l’à portada ‘n òm con en stùzen sota ‘n bracc

ne vedren un de sti dì, giust el temp de dirghen doi
te saludo, par entànt, dàghe ‘n bàso al mè oselét

28 luglio 1914
Ciao, mamma, | è arrivato un foglio di carta, un ordine timbrato | devo andare sui Carpazi che mi chiama la morosa | c’è scritto sopra che qualora rifiutassi lei non mi amerebbe più | e sarei incarcerato e fucilato nella schiena | ma per dirla sinceramente non me n’ero mai accorto | di questo amore con una forestiera che ad un tratto vuole me | ma anche a Giuseppe, il carrettiere, gliela ha scritta, brutta puttana | è una storia quasi uguale per portarsi via anche lui | quindi faccio la valigia e vado subito a chiarire | che lo sappia che da noi lo baciamo, l’amore, col cuore | dillo tu alla mia fanciulla che non era profumata | ma che l’ha portata un uomo col fucile sotto braccio | ci vedremo uno di questi giorni, giusto il tempo di dirgliene quattro | ti saluto, per il momento, dai un bacio al mio uccellino

 

Ripartiamo e poi seconda fermata dove leggerò un pezzo dalle lettere di Daniel Suchert di Schuler

(Dallagiacoma)

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6 risposte a “Digressioni sulla Civiltà (i testi)”

  1. Da Facebook:

    Suchert Daniel Di Schuler

    La montagna è una cattedrale.
    Una cattedrale gotica, che porta il cielo in terra ed innalza l’uomo ed i suoi pensieri al cielo.

    Una via crucis laica,
    è quel che ha organizzato Giuliano. Un’operazione tanto necessaria quanto contraria allo spirito dei tempi: nell’età del multi-tasking, dell’intrattenimento continuo, del rifiuto della riflessione mascherato da fuga dalla noia, condividere testi come “nuclei di pensiero” quindi mettere ognuno – tutti nella condizione di dovervi meditare sopra. Ognuno perché di ognuno è la fatica della salita. Tutti perché collettiva, comune (e anche questo quanto è opposto alla ferocia imperante dell’individualismo di massa) è la volontà di portare a termine il cammino. E, come in una via cruscis, c’è anche il sacro. Quello che ci scopriamo dentro: quello che avvertiamo ineffabile, proprio in cima ai monti o in mezzo al mare, al confine tra noi e l’immenso; tra noi e l’eterno. Una passeggiata in montagna e qualche poesia. Un happening e un momento di Resistenza.

  2. Commentare…difficile qui da te, caro amico, lasciare un commento. I tuoi pensieri, le tue poesie mi lasciano, mi regalano delle sensazioni che sono un po’ come i sapori, non riesci a descriverli ma li ricordi a lungo e ti fanno sentire a casa oppure viaggiare con il pensiero.
    Spero tanto, un giorno, di poter passeggiare e condividere pensieri insieme.
    Un abbraccio.
    Mìgola

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