Tanto per entrare subito nel vivo ed allacciarmi ad uno di voi due voglio raccontarvi un piccolo aneddoto che, guarda caso, è successo proprio a me:
un bel giorno, alcuni anni orsono, mi sono ritrovato su una stradina di montagna, assieme ad un gruppetto di persone, a camminare in compagnia di questo personaggio che saliva con noi con la fisarmonica a tracolla per tenere un concerto per i primi Suoni delle Dolomiti e, ad un tratto, un tipo si gira verso di me e dice in dialetto: “nen su a scoltàrne ‘l òrghen che ‘l ne sòna en valzeròt”.
Che dire? Lo stupore ha vinto la mia voglia di ignorare la provocazione: ho sorriso. Con un sorriso e ho proseguito il cammino.
E’ stato un concerto spettacolare e sì, “en valzeròt” lo ha suonato anzi, a dire il vero, ne ha eseguiti due: “La Valse a Margot” e l’incredibile “Indifference” di Tony Murena, un pezzo che mi trascina in una Parigi che credo non esista più, vorticosamente. Inebriandomi di quei sapori d’Oltralpe che si possono percepire dalle parole di chi c’è stato: ricordate ‘l Angiol Spamer, quello della lettera su Edith Piaf? Beh, la sensazione è proprio quella.
A mio parere non erano propriamente dei “valzeròti”, come potrete ascoltare durante la serata, ma degli incredibili pezzi di arte suonati con la raffinatezza di uno strumentista che attinge alle sue conoscenze classiche (tecniche) per cadere a braccia aperte nel jazz di avanguardia mostrandoci un inaspettata anima, un anima che oserei definire tzigana. Molti volteranno il naso a sentire questa parola ma, per le mie sensazioni Richard Galliano è proprio un “sonador” come quelli che trovo ogni tanto passando per strada in città. Con la sua delicata ed apparente leggerezza ti fa entrare a piedi giunti in sonorità solo apparentemente conosciute ma ridisegnate con sapiente manualità per assumere una dimensione sonora quasi “intellettuale”. E poi, tutto, si trasforma e torna come un boomerang all’uomo semplice che con il suo fischiettìo, come nel pezzo Bebè che stasera non ascolteremo ma che lascio come esercizio di ricerca per i presenti nei meandri della rete, ci rammenta che non servono poi grandi strumenti per raccontarci un sogno ma serve, invece, il sogno.
Questo però non è stato questo il mio primo incontro con questo grandissimo musicista, lo conoscevo da tempo, ma è stata la frase di quel signore a farmi percepire quale sia il punto di vista di molte persone rispetto allo strumento “fisarmonica” considerato ancora, dai più, “lo strumento per allietare le feste campestri”.
Già, pur essendo nella patria di uno dei più conosciuti costruttori di fisarmoniche (Dallapè) siamo ancora qui ad identificarne il senso sociale attraverso una percezione parziale e, paradossalmente, riduttiva. Quasi si potesse definire il colore di una lingua in base all’impressione che ti dà il primo che te la fa sentire.
Lo ho sentito molte volte questo grande artista e, nel tempo, sono riuscito a proporlo a persone disparate incontrando sempre un interesse profondo: “Non pensavo che si potesse suonare così la fisarmonica!”.
Perché no?
La prossima serata la faremo in compagnia della Elisabeth Schwarzkopf e uno dei pezzi sarà un Lied tedesco con un testo di Goethe che ritengo meraviglioso:
Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn, Im dunklen Laub die Goldorangen glühn, Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht, Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht, Kennst du es wohl? Dahin! Dahin Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn! |
Conosci il paese dove fioriscono i limoni? Nello scuro fogliame splendono arance d’oro Un vento lieve spira dal cielo azzurro Tranquillo è il mirto, sereno l’alloro Lo conosci bene? Laggiù, laggiù Vorrei ritirarmi con te, mio amato! |
Si potrebbe dire che, comunque, si tratta di una lingua aspra e dura ma, attenzione, non sto parlando del testo in se stesso ma del suono che produce quando lo si legge ad alta voce.
Galliano, ce lo suona con la fisarmonica, la Schwarzkopf con la sua meravigliosa voce, Goethe con le sue parole. Tre diversi approcci ad un unico senso.
Ritornando al nostro musicista vorrei un attimo riportarvi all’inizio di questo ciclo di serate con Johann Sebastian Bach. Richard Galliano ha inciso da poco un bellissimo disco con una serie di pezzi di questo straordinario autore che con la sua vena inventiva ben si adatta a qualsiasi strumento e del quale voglio proporre la famosissima Aria sulla quarta corda eseguita su un altrettanto straordinario strumento: il Bandoneòn, strumento di origine tedesca esportato in Argentina e portato alla sua massima notorietà da Astor Piazzolla, che fu maestro di Richard Galliano. Qui troviamo un altro aspetto della personalità di Galliano, una spinta oserei dire verso un interpretazione disincantata di un pezzo classico che è una delle pietre miliari dei nostri ascolti: lo impariamo ad ascoltare sin da bambini e rievoca un certo senso di leggerezza che non scompare neppure cambiando lo strumento che lo esegue. Sembra quasi scritto apposta per questo strumento e se non si sapesse che Bach non lo conosceva non verrebbe mai in mente neppure di parlare del suo utilizzo con la sua musica.
La capacità di Bach di concepire la musica come un arte destinata ad essere goduta ed eseguita con qualsiasi mezzo sonoro rende il nostro Richard Galliano quello che io ritengo più vicino al senso della musica stessa: il suo essere naturalmente umana, senza separazioni tra uomo e suono. Un momento che ti avvolge e si appropria del tuo essere, sia che tu stia suonando o che tu stia ascoltando. Come l’ascolto di una poesia: musica e parole si fondono nello stesso disegno sonoro per portarti a comprenderne il senso ultimo. Questo è il musicista che trovo dentro l’arte di Richard Galliano e questo è l’incipit di questa serata che sono convinto si rivelerà densa di sorprese: fare in modo che tutti noi diventiamo per un momento parte degli altri attraverso i pensieri ed i suoni che disegneranno questa serata.
Stasera abbiamo con noi Corrado Zanol, el Corado da Caoriàna, nella sua veste di scrittore della gente e amico e Iacopo Candela , Candirù per gli amici, con la sua voce e la sua chitarra e, perché no, la sua anima zingara che lo porta dalle canzoni di strada al palcoscenico senza soluzione di continuità.
Diaolin
La Valse a Margaux
httpv://www.youtube.com/watch?v=M0nhPLhNl3E
Indifference
httpv://www.youtube.com/watch?v=BUchw-VDj3w
Aria sulla quarta corda
httpv://www.youtube.com/watch?v=RLlhUkYh2Ms
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Grazie Diablo
per come hai condotto la serata ti meriti un “grazie che vèn dal còr!”
iaio
Grazie a te ed all’amico Iacopo, se non ci foste voi le Lettere Accent[U]ate non esisterebbero