2. Wolfgang Amadeus Mozart

2 - 19 dicembre-1.png2 - 19 dicembre-2.png19 dicembre 2014, ore 20:45 – Molin de Portegnach – Faver

Un viaggio, quando sento parlare di Mozart mi viene in mente un viaggio, chissà perché?

Forse per i ricordi riguardanti la sua storica fermata in quel di Rovereto per concerti o, forse, per la sua musica che nel suo splendore cristallino ci esorta a non fermarci mai? Non saprei, forse è solo una sensazione personale ma tant’è: per me la musica di Mozart è un viaggio verso il futuro appoggiati ad un confortante presente.
Ho scelto il Requiem per questa serata, non per il suo nome, ma per la tensione emotiva che si porta dietro, dove, paradossalmente, l’uomo non viene tenuto in considerazione in quanto persona fisica riconoscibile in un corpo ma nella sua veste prettamente spirituale. Questa sensazione la evinco in maniera intensa proprio attraverso il Requiem o, perlomeno, è quello che a me sembra di percepire ascoltandolo.

Quando lo sentii per la prima volta ero già “avanti” con l’età e quindi mi mancò la leggerezza di quell’ascolto “brullo” di quando si hanno 15-16 anni dove tutto arriva investendoti senza preavviso e tu, senza paracolpi, ti spiaccichi come in un frontale lasciandoti sprofondare in questa morbida roccia che ti avvolge quasi nutrendosi del tuo respiro. Ecco, non è successo così per il Requiem, ho cominciato ad ascoltarlo partendo casualmente dal Tuba Mirum, una pagina di straordinaria bellezza che disegna, con la voce iniziale di un basso, un tracciato melodico di delicata e potente raffinatezza.

In questa pagina di musica che ritengo universale ritrovo la necessità, per  l’uomo, di riuscire a superare le proprie incertezze lasciandosi volare sopra qualsiasi pensiero legato a questo destino che ci fa apparire il futuro un momento breve. Il mio personale pensiero sul Requiem è che sia un generoso inno alla vita con tutte le sue problematiche e la sua bellezza che diventa quasi ossessionante nel Confutatis, vibrante ed impetuoso.

E poi l’incanto: il Lacrimosa, Non so descrivere bene il turbinio di sensazioni provate allora ma so che ogni volta che la sento, anche oggi, mi fa interrompere qualsiasi cosa e mi spinge ad entrare in una specie di trance interiore. Camminare ad un soffio dal pavimento appoggiando i piedi su un selciato fatto di nuvole: i miei pensieri si trasformano in un unicum con un volo.

Il viaggio nelle nostre paure, ecco, credo che il Requiem sia proprio questo e per questo diventa immediatamente parte e coscienza di chi lo ascolta.
Personalmente lo trovo confortante e decisamente chiarificatore del senso della nostra esistenza, con i suoi impeti violenti e le sue delicate carezze che si intersecano nell’incredibile sequenza di voci che ne disegnano l’architettura: una vita su un foglio di carta, senza neppure una parola che la descriva e in questa mia definizione tralascio volutamente il testo ecclesiale di stampo cattolico per riportare la musica al suo senso ultimo di leva portante del nostro vivere.  Senza di essa, il testo da solo, rimane indissolubilmente legato ad una fede mentre con la musica, la si ascoltasse anche da sola, il capolavoro diventa di tutti, sia di chi crede, sia di chi non crede. Con il Requiem io penso che a vincere siamo noi, indipendentemente dall’epilogo della nostra storia. Non posso trovare altro nel Requiem, solo la persona, con tutti i suoi difetti e tutte le sue caratteristiche positive: l’uomo capace di modificarsi e di diventare migliore.

Mozart non ha scritto evidentemente solo il Requiem, ma ci ha lasciato, nella sua pur breve esistenza, una enciclopedia del vivere disegnata semplicemente su questi sette segni appoggiati a 5 sottilissime linee che potrei descrivere come “rondini in procinto di partire verso Sud” per la migrazione autunnale, per continuare a vivere, per continuare a volare.
Per ritornare al caldo, in un posto confortevole che in fondo è quello che inseguiamo ogni giorno dimenticandoci di viverlo. Penso che la musica di Mozart ci ricordi questo: ricordiamoci di vivere, con i nostri sogni, con i nostri amori e superando il dolore senza lasciarci portare via le emozioni: da nessuno, neppure da noi stessi.

Mozart e le sue molteplici sfaccettature come introitus ad una specie di funzione laica nella quale le parole assumeranno il colore del suono.

Ecco questa è la mia breve lettera per questa serata che introdurremo appunto con Lacrimosa dal Requiem di Mozart per poi farci raccontare il viaggio che stanno percorrendo i nostri due amici, questo viaggio che dura da una vita e che continuerà ancora per un altra.

Un “Vuelvo al Sur” di un altro tempo, di un altro stampo ma con lo stesso uomo.

Diaolin

 

 

 

 

 

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