6. Glenn Gould

[:de]7 - 10 aprile-1.png7 - 10 aprile-2.png10 aprile 2015

Ascolti Glenn Gould che si immedesima con i martelletti del suo pianoforte fino allo spasmodico e doloroso canto che aleggia sopra tutta la meravigliosa tessitura di quel “Bach da seta“, ormai convertito in telaio per costruire il più bel tappeto del mondo e ti chiedi:
“Perché canta?”
“Non gli basta il suono che esce dalle corde del suo strumento?”
“No, non gli basta. Non gli basta mai.”
Sembra quasi che Gould voglia aggiungere qualcosa al suono del suo pianoforte.
Ho scoperto il motivo di questo “delirio canoro” su Wikipedia da poco e credo di comprenderne appieno il senso:
Glenn Gould affermava che il suo canto fosse qualcosa di involontario, e che aumentava proporzionalmente all’incapacità del pianoforte di realizzare la musica esattamente come egli la intendeva.”

Questo la dice lunga sulle aspettative che l’artista ripone nel proprio essere esecutore e quando definitivamente lascia parlare il proprio spirito si comprende benissimo che non è il pubblico il destinatario di questa peripezia ma la sua anima, l’anima di Glenn Gould stesso.

Meraviglia, sin dal primo impatto.
Meraviglia per sempre, questo il “pedale” (basso continuo) che accompagna il mio stupore quando ascolto Glenn Gould anche dopo tanti anni. Credo riuscirei a riconoscerlo sempre anche senza vederlo. La sua musica, perché è veramente sua, ti porta in una dimensione circolare dove ti senti immergere, come si faceva da bambini, in un covone di fieno profumato. Lì tutto assume un tempo proprio togliendo al trascorrere delle giornate l’insistenza inesauribile del ciclo sole-luna per lasciarmi scoprire, nei meandri di questo magico suono, il mio orologio dell’anima.

Non c’è una lancetta inesorabile a scorrere, ma il fruscio del canto di un genio.

Vi propongo, per questa serata, due pezzi uno dei quali te lo insegnano in conservatorio, credo verso il 3° anno. Ma questo non significa che sia facile.

L’invenzione a due voci in  Mib, un raffinato inseguimento di due voci che giocano a fare da contraltare una con l’altra per arrivare ogni tanto a fondersi insieme fino a diventare una sola. Questo botta e risposta, all’apparenza semplice e di facile esecuzione, non è altro che il rincorrersi in un labirinto di specchi dove il progettista è riuscito a fare in modo di farti incontrare qualcuno che arriva o sparisce in senso opposto per farti finire la corsa in un vicolo cieco che ti porta a comprendere che in fondo sei solo tu.

Non è per annacquare questo pezzo in dieci parole ma per far capire che la poesia si avvale di pochi ma importanti dettagli per disegnare una storia che, nel caso di questa invenzione potrebbe semplicemente essere una vita con i suoi alti e bassi, con i suoi delicati botta e risposta e con i furori e le delicatezze di un tempo disegnato in 90 secondi. Poche parole, poche note per disegnare un mondo fatto di alternanze.

Sembra quasi un racconto ma è solo una vita.

E poi la sua “You want to write a Fugue?” scritta da Gould stesso: sembra quasi un esercizio ma si tratta di un divertente omaggio a Bach nel quale Glenn disegna una fuga, e lo fa, con vari strumenti associati alle voci umane e ad un testo che, se avete voglia di leggere trovate qui. Gould descrive in maniera semplice quanto di tecnico ci sia nello scrivere una fuga e quanto di non tecnico serva per inventarla.

La fuga? La fuga, una forma musicale incredibile, ha una struttura ben precisa…
beh, è difficile dirla così su due piedi ma ci provo lo stesso:

  • soggetto
  • risposta
  • controsoggetto
  • coda
  • parti libere

il soggetto interagisce con la risposta che, assieme, si collegano al controsoggetto attraverso la coda e vengono modellate con le parti libere per rendere il tutto un unicum sonoro.

Per dirla in altro modo: ll soggetto è il foro della finestra e il controsoggetto è la finestra stessa, la risposta è il buco lasciato dal telaio senza le finestre e la coda corrisponde ai supporti per fare in modo da poterla aprire, voi direte “e le parti libere?”  quelle sono le tende colorate che si mettono per rendere il tutto molto speciale. No, gli scuri non ci sono!

Beh, forse non avete capito cos’è la fuga ma, di certo, quando andrete a casa osserverete meglio la vostra finestra.

La fuga è un gioco con le sue regole ma pur sempre un gioco dove, in fondo, quello che conta è il gioco e non il regolamento.

La tesi e l’antitesi, un poco la vita di Glenn Gould con i suoi alti e bassi, col suo cappotto ed i guanti a Gerusalemme per un concerto d’estate. Un girovago che ha una propria visione del mondo anche quando il “percorso” appare già scritto da qualcun’altro, come per i nostri due amici di questa sera.

Punti di vista alternativi sul nostro vivere.

 

Diaolin

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