Terlaìna – Ragnatela

Giorno 4, un novembre qualunque

Mors tua…

Odor de gnào ‘n tra i vòlti stamatina. En cagn el sbàia gió par la fràona de la Silvia Marina.

Odore stantìo tra gli avvolti del portico, stamane. Abbaia un cane nel viottolo sotto la casa della Silvia Marina, una simpatica signora che abitava qui a due passi, molto tempo fa. Sembra piuttosto cupo il giorno e non presagisce schiarite anche se so bene che a Sover non pioverà o, tuttalpiù, pioverà poco. Questo paese situato all’incrocio tra le valli di Fiemme, Cembra e Piné non gode della magnanimità di Giove pluvio ad accarezzarlo durante le arsure tipiche di questi ultimi anni.  Se si osserva la nostra piccola fetta di valle ci si accorge che Demetra, dea dell’agricoltura, non si è fermata da queste parti e ha preferito alloggiare in luoghi più ameni. Si sa che le divinità amano i posti comodi.

Mentre mi concentro sul cielo e salgo verso l’oreficeria sento un discorso al telefonino che racconta, con vari giri di parole, quanto poco siano preparati i ragazzi delle attuali generazioni. Si parla di scuola che non prepara al mondo del lavoro, si parla di insegnanti impreparati, si parla di gestione del potere fatta da persone che nulla sanno di quanto decidono, si parla e si blatera e alla fine non si dice nulla anche se le conclusioni spesso portano ad incolpare un dio qualsiasi della nostra incapacità di insegnare qualcosa ai nostri figli. Scuola niente ma tutti sanno, la propensione a dare il proprio parere su qualsiasi argomento dimostra l’erudizione di chi ci ha portato dove ci troviamo.  Ma + colpa degli insegnanti, colpa delle famiglie, colpa del governo, colpa tua. Sì sì, ho proprio scritto tua, di te che leggi. Cosa leggi a fare? Vai a lavorare!

Stiamo creando una società che, a parole dovrebbe farci evolvere verso un futuro migliore ma, visto che servono soldi, sostiene in modo perentorio sia meglio prepararsi alla catena di montaggio che ci aspetta. Tutto questo bellissimo pensiero rivolto anche a chi dirige tutta la baracca, per fare in modo che il tutto si rivolga ad una pseudo industrializzazione che ci faccia arrivare lontano. Lontano da chi? Dobbiamo riprendere in mano la questione e rivedere le priorità, noi non siamo solo tecnica e righe dritte, noi siamo curve e tornanti ma soprattutto siamo politica. La politica quella vera, quella fatta di confronto, quella fatta di cose che non saranno necessariamente cemento armato o armi e neppure allevamenti intensivi. Bisogna ridisegnare il progresso attraverso una visione filosofica legata ad un concetto di spazio-uomo finito e non semplicemente arraffatorio. Non abbiamo un luogo infinito nel quale praticare lo sport di sopraffazione preferito un po’ da tutti. D’altronde la maggior parte degli insegnamenti partono da un incredibile motto che, anche se non pensato direttamente, viene applicato un po’ a tutti gli insegnamenti: “Mors tua vita mea”. In pratica abbiamo cresciuto una gioventù all’insegna della scalata sociale. Senza remore. Senza distinguo.
Credo sinceramente che sarebbe ora di porre un limite alla nostra crescita, stiamo inseguendo la nostra coda.

Il caffè non è stato un granché stamattina, forse il sapore amaro che mi è rimasto in bocca dopo la visita al portico o forse l’odore che speravo mi liberasse le narici dopo l’uscita dal portico invece è rimasto come un chiodo affondato nelle narici a dare fastidio. Era meglio se ne bevevo un altro.  In ogni caso, per chi non avesse letto dall’inizio, mi sono sbagliato: piove e io sono senza ombrello. La mia giacca di lana cotta mi aiuta ad arrivare a casa praticamente asciutto, a parte il cappello che gocciola acqua come en “starlezar” (grondaia).

Il cane mi aspetta, sembra quasi sia stato assente per giorni. Che bello, Trüffel, il mio meraviglioso cagnone, mi salta addosso con quel moto di affetto che, ogni volta, mi riempie il cuore. E si va avanti, sempre per la stessa strada. Per fortuna ogni tanto si cambia e qualche buca sul tragitto mi risveglia dal torpore.
Prossimo giro magari chiedo a Matteo o a Tiziana se c’è una correzione quando trovo che il caffè sia sbagliato come oggi. Oramai me n’ero accorto troppo tardi.

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4 risposte a “Terlaìna – Ragnatela”

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