Terlaìna – Ragnatela

Giorno 9,  1° maggio 2023

domani offre la casa

Oggi l’oreficeria è chiusa, giustamente, è domenica e domani è il primo maggio. Sono le 9 e tre quarti, le campane oltre il portico battono tre rintocchi e poi, di gran lena, annunciano la messa domenicale con insolito slancio, probabilmente l’aria carica di pioggia aiuta il suono a diffondersi meglio. Non che la cosa mi turbi ma l’usanza di annunciare questo evento credo serva a chiamare i fedeli in chiesa o, magari mi sbaglio, è un segnale di felicità solo che questa lettura cozza un pochino con il rintocco lugubre e pedante quando succede un evento che riporta alla realtà tutta la comunità che gira attorno al portico! Incontro don Mario che si affretta verso la chiesa e alcuni frequentatori assidui, “cetìni” li chiamerebbe la folla ma, qui, di folla non se ne percepisce la presenza quindi il nome atavico ed evocativo non prende piede e rimane sulle labbra dei passanti un “Buongiorno” frettoloso a salutare i fugaci incontri.
Almeno quello è rimasto. Probabilmente è un corto circuito automatico che nei nostri piccoli paesi è una specie di: “siamo ancora vivi?”.
Il solito gatto deve essersi rintanato in qualche buco vista la temperatura ma tra le “sìssole”, le segature, vedo comparire maestoso un micioo che sembra il figlio del mio Edgar che, quando era ancora in forma, aveva cercato di perpetrare la sua stirpe circuendo tutte le ragazze del vicinato anche se c’erano altri contendenti molto agguerriti coi quali ha dovuto combattere. Solo che Edgar era un gatto di undici kg. e combattere con lui penso sia stato arduo. Peccato che un “signore” lo abbia arrotato, una mattina di settembre e non abbia neppure cercato di spostarlo a lato strada. Fine misera ma da gatto libero.

Comunque tutta questa storia di sesso sfrenato mi ha fatto venire in mente del recente delirio sociale che abbiamo dovuto subire e, paradossalmente, generare: Sì o No. Ecco ora l’ho detto: siamo riusciti a dividerci osservando il mondo da due pulpiti che si sono entrambi definiti “la giusta visione”. Perché? Prima perché la scienza ha stabilito che… e poi perché la scienza si è ravveduta da…
Non so se sia capitato anche a voi di andare a letto in un posto che era a colori per poi risvegliarvi nel medesimo luogo trasformatosi in bianco e nero. Quasi un racconto muto con tante legnate e tante risate, ma solo ed esclusivamente per chi guarda attentamente cosa gli succede intorno. Gli altri le danno e le prendono e non dicono nulla, il parlato lo metteranno anni dopo. Ricordate Chaplin col Grande Dittatore, la Corazzata Potemkjn di Eizenstein? Tutto un paradosso che coinvolge un mondo che, oggi, sembra quasi alieno. Io l’ho percepito nella vita di tutti i giorni, tra la gente. Domani offre la ditta c’era scritto al baretto dello Zio Remo a Gaggio, piccola frazione di Segonzano, lui lo aveva messo per scherzare con gli amici, ed erano molti, ed è rimasto fino al giorno in cui ha chiuso, ma io lo ricordo come un messaggio futuristico: una piccola frase che disegna la politica di oggi. Chiaramente stando ben attenti a non togliere mai il cartello: sia mai che oggi sia il domani di ieri qualora sparisse il messaggio d’intenti.
Cosa c’entra con il Bianco e Nero? C’entra molto perché è stato dimostrato, negli ultimi tre anni, che intrupparsi in un’idea senza tenere in considerazione la possibilità che ci siano visioni altrettanto sostenibili ci porta a vedere il mondo da un lato solo, quello di chi spera che domani arrivi una birra a gratis. Mi viene in mente un racconto d’amore di Corrado Zanol, el Iaio da Caoriana, e le campane su en Maganza (Valfloriana) nel quale l’accusato (di innamoramento) dice che bisogna sentire tutte le campane per comprendere bene l’armonia della canzone. Non sempre la verità è quella che si percepisce ma può assumere contorni talmente vaghi da diventare, col tempo e con la pazienza di ascoltare, una delle possibili verità. Lo sappiamo bene che la storia è maestra ma per farci dare indicazioni bisogna conoscerla bene e non tralasciare alcun dettaglio. Anche il più insignificante può essere fondamentale per comprendere. In ogni caso domani è il primo maggio ma pare venga percepito sempre peggio da una grossa fetta di popolazione. Ma voi ci pensate ad un primo maggio divisivo? Pronti qua, bello e servito, per il conto passate pure alla cassa del senso. Ci stiamo convogliando su un treno che disprezza il lavoro come fine per migliorare la società e lo spinge ai bordi del ring per farci diventare il pugile in un combattimento per chi vincerà la medaglia di turno.
Siamo diventati, anch’io me ne rendo conto, l’apoteosi dell’essere soli al comando e cerchiamo di convincere chi ci sta intorno che, in fondo in fondo, quella è l’unica via per il successo. Perché non basta vivere bene, ci vuole anche il successo. Cercare di essere un faro a tutti i costi. Ma poi dobbiamo fare in conti con la spesa, con la vita e con il benzinaio sotto casa che deve poter vivere pure lui. Ma anche no, chissenefrega del benzinaio.

Avrei preso volentieri un caffè all’oreficeria, stamattina, ma temo sarebbe stato troppo amaro nonostante lo zucchero.

Buon primo maggio, per tutti e a tutti, anche per il Governo che doveva pur trovare un modo per farci capire che loro sono LORO e noi non siamo un “ca..o”.  E questo è un bel modo per convincere la gente che il bianco e il nero sono, in fondo, gli unici colori sui quali ci dobbiamo concentrare. Forse avrei dovuto dire concertare per esprimere meglio i criteri di scelta che siamo avvezzi a operare. Uno spartito con una botta di note stampate sopra, lo passiamo in centrifuga e le note si spostano pur rimanendo quelle di prima. Peccato che, nonostante la somiglianza, ci presentino una melodia stonata ma, come insegna una certa corrente musicale, prima o poi ci abitueremo. In fondo anche Bach ai suoi tempi era un innovatore ma la vera differenza è che era e RIMANE un innovatore. Anche oggi, il tempo in cui pensiamo che il 1300 si chiami Medio Evo senza renderci conto che, per loro, era semplicemente modernità!

Suonano le undici, Grumes ci avvisa che loro hanno fame molto prima, un’ora prima. “Ma se ‘l sa che ai grumaizeri che bate el sol su la zùca en ora prima!”

Che tristezzità… non ne verremo fuori mai.

Avanti sempre e mai zerùch!

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4 risposte a “Terlaìna – Ragnatela”

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