en giöch…
l’èi come el giöch del pirlo
la parte ‘n na sfragnòcola e la tonda
‘n de na giòstra che la gira e la se ‘mponta
e i omenéti i cròda a svoltolon
pò ‘n salt che ‘l ferma tut el se la smòrza
l’è ‘n giöch come la móra
batuda su ‘n de i scòrzi ‘n mèz al bosch:
te brinches na scaràgna ogni qual che
e salta för cortèi, podine tonde,
resón desferenziàde dal pu fòrt
l’è n òghen, sto susùr, cantà a la val
na désa a dobelon par far capòt
e che se véncel mai da sta partida?
en biceròt de aquòc vanzà gio ‘n font
o forsi ‘n baso tèndro de scondon?
l’è ‘n giöch de pöre gènt su l’or del tó
che i pèrde sèmpro qoei, a rudolon
Giuliano
un gioco…
è come il gioco della trottola | parte con un pizzicotto e rotea | in una giostra che gira e si blocca | e i burattini cadono a ruzzoloni | ed un salto che ferma tutto la interrompe | è un gioco come la morra | battuto sulle assi grezze in mezzo al bosco: | ti prendi una sverza ogni tanto | ed escono coltelli, roncoline tonde, | ragioni sostenute con le maniere forti | è un raglio questo grido cantato alla valle | un dieci a Dobelon(gioco di carte) per fare cappotto | e cosa si vincerà mai da questa partita? | un bicchiere di grappa (coda) rimasta sul fondo | o forse un tenero bacio di nascosto? | è un gioco, di povera gente sull’orlo del vivere, | e perdono sempre gli stessi, rotolando
Che strana la nostra vita, continuiamo a lamentarci di ciò che succede ma in realtà perseguiamo sempre lo stesso fine… come fosse una partita a carte
Questo grande gioco al quale, nonostante tutto, siamo tenuti a partecipare. L’unico gioco al quale perde solo chi non partecipa
Per Jolanda Battini, un anima inquieta che trova la sua pace nella poesia.
La Jolanda è ciò che io chiamo la vita, è quello spirito libero che ti fa sentire leggero.
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È un gioco.
Sì, un gioco crudele!
Sembra che paghino sempre gli stupidi, ma si vede sempre e solo la stupidità altrui.
Se c’accorgessimo che ci stiamo tutti in quel gioco assurdo e che ognuno è lo stupido finale, forse condurremmo il gioco con maggiore consapevolezza e ridendo della miseria.
Quel bicchiere di grappa o di vino che lascerà la gola secca a chi ha subito il cappotto, non bagnerà certo più di tanto il gorgozzule.
Sei stupendo, Giuliano.
Hai trattato un tema così forte con la leggerezza del gioco.
Dalle mie parti si chiama la “passatella”.
Non l’ho mai giocata essendo astemio.
Un caro saluto.
mi affascina l’accostamento al giòch del pirlo.Parte lentamente,sviluppa il massimo della sua vitalità per poi, barcollando, andare a spegnersi.Ed in questo gioco,più o meno lungo.rotolano tutti.!!!
Bella come al solito.:-)
Quasi nessuno gioca davvero al gioco della vita, proprio per paura di perdere. Quasi tutti s’accontentano d’essere spettatori: son loro quelli che non vinceranno mai. E daranno la colpa al destino.
bella parola podine… nella mia lingua si chiaman, con termine di facile e analoga etimologia, pudaìt: pota-viti.
Bella e intensa questa leggera metafora del gioco della vita, complimenti.
Mi incuriosisce, nella frase “su l’or del tó”, quel tó tradotto col verbo vivere. Qualè è la traduzione letterale?
La traduzione di tó sarebbe:
forra; canalone, scivolo, lungo il quale si fa slittare a valle il legname;
è un posto dove non ci sono appigli, tutto liscio ma tutto verso il basso!
Inequivocabilmente!
Incredibilmente più espressivo……senza scampo…..
Grazie.
o forse la semplicità dell’essere permette un minimo di pace