ale volte ven Nadàl anca dent ai me penséri
e me torna ‘n ment la storia de ‘n amor nasèst pan pian
vegnù su da ‘n gió, putàt, par sugarghe dolc na làgrema
dale galte del sò viver, scampà sol sul dòss dal vènt
la me rùmega de spess, se me sènto a darghe òdia
l’è qoél refol crùo de vènt, che ‘l sdindòna föie ‘ntorn
e ‘l me lassa dent en zifol, a ciamarme a scoltar cèt
ale volte ven Nadàl, e se ‘mpiza tut le lùm
ma a cavarne ‘n pel la spìzza, ven na òrba dré da ‘n àsen
la se pòrta su ‘n de ‘l bàst, na matèla da via oltra
sqoasi ‘l fùssia na regàlia par na vita fata ‘n doi
l’èra sta qoel viac balèngo su ‘n te ‘l camion dei peciàti
che l’à fat che ‘ncöi ghe fusti con noialtri a far na festa
sentà gió con ela arènt, ‘n te ‘n paés che è ancor furèst
mi ve tègno struchi dent
séo ‘l saór dei di pu mèi
Giuliano
a volte arriva Natale anche dentro i miei pensieri | e riaffiora nella mente la storia di un amore nato delicatamente | venuto dal Sud, ragazzino, ad asciugare dolcemente una lacrima | dalle guance del suo vivere, scappato da solo sul “Doss dal Vènt” | mi rimugina spesso, se mi siedo a darle ascolto | è quel refolo crudo di vento, che dondola foglie intorno | e mi lascia dentro un fischio, che mi chiama ad ascoltare in silenzio | alle volte arriva Natale e si accendono tutte le lumi | ma a placare un po’ la curiosità, arriva una cieca dietro un asino | lei si porta sopra il basto, una fanciulla da lontano | come fosse un dono grande per un futuro creato in due | era stato quel viaggio bizzarro, sopra il camion degli abeti | che ha permesso tu fossi con noi a fare festa | seduto accanto a lei, in un paese ancora forestiero | io vi tengo stretti dentro, siete il sapore dei giorni più miei
50 anni orsono, si sono sposati i miei genitori, mio padre viene da S.Maroto, un paesino delle Marche e mia madre, nata al Castelìr viveva al maso Kirschbaum sopra i Pochi di Salorno… Ho voluto raccontare in breve una storia che breve non è. Credo che non esistano storie brevi: esistono storie che valgono la pena di essere raccontate.
Era dicembre dell’anno 1953, credo, e a Roma si fermava un camion carico di abeti per le feste di Natale… veniva dalla valle di Cembra.
Il 14 dicembre del 1961 qualcuno si sposa a Sovér.
(a mio padre…)
Non so esprimere in modo diverso la sensazione che mi pervade ogni volta che li trovo insieme vicini al “fornèl a ole”
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Da Facebook:
Giorgio Cogoli
…..sèo èl saor dei di pù mèi..!!!
Leggo in questo finale una lunga storia fatta di tribulazione,di amore e di luce..!!!
Liviana Melchiori
…..l’invidia non mi appartiene..
ma dopo che te ho leto….ingropà e ingolosia ‘nbrazo forte che che t’ha ispirà…..Grasie Diaoleto x le emozion che te me regali…
Anna Schettini
”mi ve tègno struchi dent
séo ‘l sàor dei di pu mèi”
è tenera e delicata, questa storia
d’amore
e mi piace l’idea che tu l’abbia
saputa rivivere come dentro te
un’immagine che spesso non
riescono a restituire i genitori
restano sigillate
nel pudore le loro storie d’amore
silenziose e inarrivabili..
tu la racconti come se il tempo
è questo tempo ancora..
quello degli sconosciuti, di due stranieri..
che s’incontrano per caso..
Andrea Brugnara
Sei un poeta, di una sensibilità acuta. Credo però che la lingua italiana sia dotata di una musicalità che poche lingue hanno. Il dialetto trentino così pieno di asperità e durezze scalfisce l’intima essenza della poetica. Ho assaporato molto più la tua poesia in italiano: dilata le sensazioni. Questo naturalmente è il mio parere (nell’annosa diatriba) e nulla toglie al valore dei tuoi versi. Molto bella!!
Carla De Muner
…”mi ve tègno struchi dent séo ‘l sàor dei di pu mèi”…..
hai riacceso i ricordi della storia d’amore dei miei genitori, che non ci sono più..anche nella loro, c’è una storia di alberi di natale. Bellissima…grazie!
Daniela Corolaita
L’amore e la tenerezza è immerso nel tuo silenzio nascosto delle parole scritte … è questa la bellezza che hai saputo descrivere e trasmettere. Molto bella, grazie!
Sempre da Facebook:
Saverio Gelardi
Molto dolce e delicata questa storia che ti è stata raccontata ma che tu racconti come l’avessi vissuta, facendola tua, trasmettendole le sensazioni che ti permettono di interpretarla e farla tua oltre che loro.
Mi piace evidenziare la diversa sensazione che fa a me la “lingua” trentina: io non vi colgo asperita’ e durezze; credo che queste siano solo apparenti nella forma scritta e che siano del tutto assenti nella forma parlata, specialmente dalla diretta voce di Giuliano. Qui diventa un suono scorrevole e musicale per la ricchezza di elisioni, troncamenti e contrazioni.
Prendo ad esempio questo paragone:
“come fosse un dono grande per un futuro creato in due ”
“sqoasi ‘l fùssia na regàlia par na vita fata ‘n doi”
La difficolta’ di leggere la forma dialettale da una apparente sensazione di difficolta’, ma se si riesce a pronunciarla si trova musicalita’, calore ed umanita’.
Sempre da Facebook:
Erminia Mazza
Mi hanno sempre incuriosito i tuoi: così scuro e ” alieno ” lui, chiara e dolce lei… sempre insieme da che io ricordi. Belle parole, ancora di più dette così da un figlio.
Tenera. Commovente. Splendida! Potrei invidiarti ciò che racconti, io senza padre e orfano di madre a quattro anni. Potrei, ma solo se fossi invidioso…