làpis…
tacàda dré da ‘l làpis giùst spizà
la man che scórla e bróntola rebùfa
la làga che ‘l susùr se feš engiòstro
a ‘mpituràr de tórn le màcie bianche
corèndo, le paròle le par séšeri
che i rìdola su sàbia sgualivàda
e i laša segni ‘n tèra come ‘n piöo
par pò vegnìr soménza e butàr növe
ma ‘l perde la sò ponta anca ‘l pù spìz
strisàndo come ‘n sgrìsol sula schéna
e ‘l ràša qoanche ‘l toca ‘l pè de sota
garnìz che sporca sföi, arbandonàdi
pò sfondo fis la man che rèstia róta
de ‘l fil dei mè penséri, sói, smamìdi
via ‘n mèz la carta, néo tegnùda néta
da chiche me völ veder sol cucià
e l’ultim sgrìf l’è stà ‘n ciapòt ‘n de i òci
che ‘l m’à cavà na làgrema e pu gnènt
Giuliano
attaccata dietro la matita appena appuntita
la mano che trema e brontola irritata
lascia che il rumore diventi inchiostro
per colorare i bordi di macchie bianche
correndo, le parole sembrano biglie
che rotolano sulla sabbia livellata
e lasciano segni in terra come l’aratro
per poi diventare sementi e rispuntare nuove
ma perde la sua punta anche quella migliore
stridendo come un brivido sulla schiena
e raschia quando appoggia il piede di sotto
come fuliggine che sporca fogli, abbandonati
poi affondo pesante la mano che rimanga traccia
del filo dei miei pensieri, soli, sbiaditi
in mezzo alla carta, neve tenuta pulita,
da chi vorrebbe vedermi solo a subire
e l’ultimo graffio è stato un bruscolino in un occhio
che mi ha estirpato una lacrima e più niente
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m’intenerisco ogni volta a “sentire” quanto le piccole cose i piccoli oggetti vivano nelle tue parole e nei tuoi sentimenti! El lapiis…co ghè sùces stavolta!?! Di un fiato mi leggo una nuova storia.
Leggerla in dialetto mi è rimasto difficile ovviamente, ma prima di leggere la traduzione l’ho ascoltata in audio è stata un’emozione grandissima, non ho più avuto bisogno della traduzione per capire….Grazie, Giuliano, qui c’è tutta l’anima del Poeta 🙂
Mio Poeta dei Canti…così ti ho chiamato da quando ho cominciato a leggere le tue poesie.
Perchè mi veniva in mente la poesia di Ezra Pound ..”Lode di Ysolt” ..quando al poeta si chiede “un canto”..e lui risponde..
“Vanamente ho lottato
per insegnare al cuore a inchinarsi
Vanamente gli ho detto
“Vi sono altri cantori più grandi di te”.
Ma la risposta giunge, come il vento e il liuto,
Come un vago lamento nella notte
Che non mi dà requie e dice sempre:
“Un canto, un canto”.
I loro echi s’intrecciano nel crepuscolo
Cercando sempre un canto.
…………..
E parole rosse folletti gridano: “Un canto”,
Parole grigi folletti gridano per un canto,
Parole foglioline brune gridano “Un canto”
Parole foglioline verdi gridano per un canto.
Le parole sono come foglie, come vecchie foglie brune in primavera
che dove vadano non sanno, in cerca di una canzone.”
Diaolin..ecco forse Pound, cerca come te parole che possano fare all’amore tra loro, e fare innammorare..
e quel gesto della mano che è corpo si muove con pensieri inconscienti, e tracciano segni con un lapis su pagine bianche che sono come un contatto di pelle,
fecondano la mente di chi le legge.
I poeti seminano parole come offerta libera che non pretende di essere ragione per gli altri ,comprensione razionale. Non pretendono quella insana pietà della comprensione benevola, non vogliono essere capite.
Quei segni neri che sono come note di un pentagramma, sono una musica che la mano traduce come per un incanto.
Come fosse un canto.
E tale è il suono puro che è dentro l’immagine che diventa segno che si lascia guardare, come fosse una bella donna nuda, che si offre all’abbandono di chi l’ama….
Bello ciò che sento di te, ciò che tu narri come fosse l’inquietudine dei pensieri che voglio cantare una canzone.
E il tuo ingenuo spontaneo tormento che si compie in questo atto creativo puro.
Poi sembra spezzarsi qualcosa qualcosa, come un grumo di pensieri, per un dolore..la solitudine di quei fogli bianchi, un blocco..una sospensione, un’ansia..che potrebbe dire…
“Vanamente ho lottato con la mia anima
per insegnare all’anima a inchinarsi.
Quale anima s’inchina
con te nel cuore?”
E la vista si annebbia, come per un assenza e scende una lacrima, che non fa rumore…
Grazie Giuliano..il tuo canto è poesia..