cros…
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adeso cònta sol le cros
tacade su
‘n te ‘n ciòdo de sbighèz
postade a ‘na stramèza
sbianchegiàda co la calc
che lùstra tuti i mè pécadi,
e ‘ntant sora i barconi
a sdindonàr solìènti
sora ‘l mar
che ‘l brèghela vendéta
negùn pu se nascòrge
e pian la fonda
come ‘n sass
desmentegàda
‘n gió
Giuliano
adesso contano solo le croci
appese
ad un chiodo di traverso
appoggiate ad una tramezza
imbiancata con la calce
che pulisce tutti i nostri peccati
e nel mentre sopra i barconi
a dondolo solitari
sul mare
che urla il suo dolore
nessuno le fa più caso
e piano affonda
come una pietra
dimenticata
in fondo
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Ciao Diaolìn,
innanzittutto desidero ringraziarti per l’invito al vostro spettacolo al Molino di Portegnach. Sperando che non ci siano contrattempi, sarà con vero piacere che vedrò di esserci. Ma … non pensi che potrebbe forse servire qualche indicazione in più per arrivare al molino?
Permettimi però di farti osseravare che se tu mi scrivi usando Facebook, come proprio hai fatto, non mi dai la possibilità di riponderti per la stessa via.
Ho letto la tua “cros”. Con interesse. Che mi piaccia o meno è un particolare di assoluta secondaria importanza. Desidero però farti osservare, con tutta modestia, che se la croce è un “pretesto” per parlare di quei poveri disgraziati che arrivano sui barconi, ci hai colto molto bene.
Infatti è questo un aspetto della nostra quotidianità (quasi) che spesso passa in secondo piano rispetto a notizie da gossip ma che tocca molto anche me. È un problema che ricorre anche in alcuni dei miei modesti componimenti. Datati ma anche molto recenti.
La capacità, al giorno d’oggi, di indignarsi, credo possa essere considerata una virtù.
Un salutone.
Guido
Grazie del commento, è vero, sono arrabbiato…
era il 2009… e quante croci ancora… e non è finita, cazzo…
Troppe croci premature continueranno ancora – e sempre di più – a decorare questo mondo!
Toccante e precisa, come tutto ciò che scrivi tu, caro Amico…