el linzöl…
na figura ‘mpresonàda ‘n de ‘n linzöl
che i ghe core tuti arènt par saludarla
e i la taca pròpi sora dré da ‘n vedro
che no i tochia, se sa mai la se delévia
i la mete för par chiche la völ veder
spezialment qoànche_anca taser sarìa ašà
la se tira arènt le gent en penitenza
sia sul viac che sui penséri rumegadi
ma recòrdo de aver vist già doi di ‘ndré
en pör òm che fadigava a scainàr
senta su ‘n de na careta a mò de sdraia
con canete e lampadine tute ‘ntorn
l’ài en ment come che ‘l fuša qoel linzöl
sol che no vegnìva arènt nianca ‘n cristiàn
gh’era ‘nvezi na badante da via óltra
che ogni tant en te ‘n cantón la se ‘nghinòcia
par che ‘l sia tut en slambròt le sò parole
ma i sò oci i sluse fòrt fini la slòica
e qoel òm, linzöl che vive l’ultim sgiànz
el ghe ride e ogni qual che ‘l ciapa ‘n basét
son na lì senza biliéti e senza coe
e ‘l linzöl che digo mi ‘l m’à saludà
Giuliano
una figura prigioniera di un lenzuolo
che le corrono tutti vicino per salutarla
e la appendono proprio in alto dietro ad un vetro
che nessuno la tocchi, sia mai che si rovini
la espongono, per chi la vuol vedere,
specialmente in quei momenti che servirebbe silenzio
la figura attira a se la gente in penitenza
sia a causa del viaggio che dei pensieri rimuginati
ma ricordo di aver visto due giorni orsono
un poveruomo che faceva fatica anche a respirare
seduto su una carriola a forma di sdraio
con cannule e lampadine tutte attorno
ce l’ho in mente come fosse quel lenzuolo
solo che a questo letto non si avvicinava neanche un cristiano
ho notato invece una badante d’oltralpe
che ogni tanto si genuflette in un angolino
le sue parole sembrano incomprensibili
ma i suoi occhi luccicano intensi dopo la tiritera
e quell’uomo, lenzuolo che vive il suo ultimo raggio di vita
le sorride quando ogni tanto riceve un bacetto
io sono andato li senza ne biglietto e senza code
ed il lenzuolo di cui parlo mi ha salutato
Questo/a opera è pubblicata con una Licenza Creative Commons
L’ombrìa de quel linzòl l’è ‘n spègio…
La tua poesia è l’immagine riflessa.
Brao vècio pirata..
Iaio
Bella la poesia Giuliano, profonda e piena di significati nemmeno tanto reconditi.
Forzature, verrebbe da dire. Forzature dall’alto quasi voler … guidare una fede che, di fronte a tanti avvenimenti anche recenti, sempre più vacilla. Molto azzeccato il parallelo: da un lato un lenzuolo sul quale scienziati indecisi lavorano da lungo tempo per dimostrare l’indimostrabile. Che, anche qualora fosse dimostrato, nulla cambierebbe. Dall’altro uomini, come noi, relegati su un lettino dentro ad un lenzuolo di sofferenza e di abbandono. Dimenticati. Ma non dovrebbero essere proprio l'”uomo” e la sua dignità il pensiero centrale della fede? Senza biliéti e senza coe …
Mi tornano in mente, ma tu, beato te, sei troppo giovane, le processioni per la Madonna pellegrina dell’immediato dopoguerra. O le processioni del Corpus Domini con grandi confaloni portati da uno stuolo di giovani fisicamente dotati dentro nuvole di profumati petali di rosa.
E sperando di non tediarti, ti riporto un passo, così vero e ancora così attuale che molto bene si lega con la tua poesia, tratto dalle primissime pagine di Ettore Masina in l’Airone di Orbetello. ” … so bene che quelle canzoni e quelle feste in cui vieni subito “incorporato”, se non sei un turista in cerca del folklore ma una persona che cerca di capire e di diventare amico, non cancellano né sbiadiscono l’atrocità di certa miseria, a causa della quale grandi masse di miserabili appaiono composte di non-persone, brutte, sporche e cattive, proprio come le descrivono i potenti … se i nostri economisti fossero abbligati a vivere in qualche favela per un anno dopo la laurea, sono certo che muterebbero le loro teorie e i loro obiettivi.”